Stefania Ferrari presentazione alla mostra personale tenutasi nella sala espositiva Trattoria Caffetteria Sipario a Reggio Emilia dal 3 marzo al 3 aprile 2015:

Il segno, e quindi il disegno, è stato la prima forma d'arte e il primo mezzo di comunicazione scritta, dal tempo degli antichi uomini. Da allora si è evoluto, perfezionato, eppure ora come millenni fa, questo linguaggio grafico resta ancora il più immediato e potente, pur nella sua apparente semplicità.

Apparente perché la padronanza di questa tecnica non è da tutti: c'è chi è un maestro del colore, chi della materia, chi dell'incisione, ma il disegno, per essere vera espressività, necessita di cura, pratica e talento, condizioni senza le quali il disegno è solo un insieme di insignificanti tratti.

Claudio Frassinetti dimostra con le sue opere di possedere queste tre qualità, attraverso le quali i suoi soggetti possono passare dallo stato del reale a quello dell'immaginato, momento in cui la figura, percepita dall'occhio, si trasferisce sulla carta, acquisendo nuova forma, nuova dimensione e, soprattutto, nuovo significato.

I temi affrontati da Frassinetti sono i più vari e indagano nelle profondità dell'umano nella sua totalità, non solo in quelle dell'animo. Non solo l'amore, la natura o la semplice rappresentazione diretta della realtà sono ritratti, ma anche le età dell'uomo, la sua gioia o la sua disperazione, il sentimento di amicizia, il contatto con la morte o, al contrario, con la vita, nello schiudersi di un fiore o nel sorriso di un bambino, nell'incondizionato e fedele affetto di un cane.

I suoi chiaroscuri raccontano una intensa gamma di emozioni, tante quante ne esprimono le varie sfumature che magistralmente esegue con la sua matita. Ecco quindi che possiamo apprezzare un pomeriggio sulle rive di un torrente, che possiamo ascoltare le storie passate, raccontate da una anziana donna che lenta ma ancora energica raccoglie legna. Possiamo immaginare i leggeri passi di danza di una ballerina che ci saluta con un inchino, mentre di ben altro tenore sono i sentimenti che ispirano, assai vividi, visi pieni di angoscia che appartengono a persone stremate che vivono in luoghi lontani.

Questo ineffabile disegnatore è quindi capace di esprimere elegantemente fremiti poetici, come di dichiarare spietatamente situazioni che muovono a riflettere sul nostro mondo contemporaneo, così tanto contraddittorio. Ed è questo, a mio parere, ciò che realmente dovrebbe fare un artista: utilizzare le proprie capacità sì per diletto, ma con la profonda consapevolezza che i suoi quadri possono e devono andare oltre, per lasciare un'impronta profonda, che sia uno spunto per superare il semplice apprezzamento estetico.

Claudio Frassinetti utilizza luci e ombre non solo per realizzare i suoi disegni, ma getta luminosità evidente anche sulla bellezza o sulla manchevolezza umane, senza prediligere l'una o l'altra, ma rendendo palesi entrambe, perché questo in effetti è ciò che siamo.

La sua capacità di interazione con la natura circostante e con le persone, propria evidentemente di una personalità aperta e spontanea, unita all'abilità artistica, gli permette di creare quadri che non sono soltanto cristallizzazioni di istanti, ma piccole considerazioni filosofiche, massime di vita, pensieri liberi da condizionamenti accademici e che senza dubbio, ad ogni sguardo, lasciano un segno. Un segno molto visibile.

Guido Franchetti presentazione alla mostra personale tenutasi alla Galleria Il portone a Modena dal 3 al 14 aprile 1993:

Nel disegno puro, la grisaglia è un elemento di raccordo tra la luce e l'ombra, tra la luminosità astrale e la macchia sul paesaggio terreno. Sull'insieme di questi tre elementi gioca, straordinario, l'effetto del bianco-nero, che cattura le immagini proprie della sfera visiva.È il disegnatore, spesso autentico artista, interprete ed esecutore di opere cui dà la propria impronta, dal naturalistico tradizionale alle fantasiose architetture oniriche, e anche alle moralistiche significazioni sulla condizione umana.

Di queste, Claudio Frassinetti, ha scelto la maniera più vicina alla sua sensibilità, aperta al fascino dei mutamenti stagionali e alla strutturazione della figura umana. Istintivo ma attento, egli appunta le sue riflessioni su quanto è di più delicato tra le proposte della natura: lo schiudersi della gemma sull'albero, i fiori spontanei dell'estate; il tratto di un volto femminile, la figura di una giovane donna stressata; ma soprattutto lo spazio panoramico aperto alle suggestioni prospettiche della campagna collinare, dove ogni elemento si staglia più preciso che altrove nella luce e nelle ombre del giorno.

Nei lavori di Claudio Frassinetti il segno, a volte delicato altre sensuale ed energico, si snoda a specchio della forma senza mai indulgere alle tentazioni della malizia. Soltanto dove l'emozione incalza la mano, la luce diventa forte da sostituirsi alla materia, ingentilendo il soggetto come per un sospiro sospeso. Ed è la luce soggetto prevalente di questi lavori, poichè incombe vibrante su ogni linea e su ogni scena tracciata sulla carta. Il suo elemento di contrasto, l'ombra, si direbbe affascini e spaventa l'artista, portato a presentarla dura e ostile, impenetrabile simbolo dei mali del mondo. Sono questi effetti di contrasto, risolti nelle immagini di disastrate dimore, a svelare più che altrove la sensibilità poetica di Claudio Frassinetti, e anche il suo stupore per le cose che raccontano storie lontane nel tempo e ora abbandonate nel silenzio e nella dimenticanza. Una qualsiasi traccia di colore turberebbe questi lavori così ben risolti negli spazi propri.

Essi portano il bianco-nero sullo stesso piano del racconto, aprendosi ogni volta alla descrizione minuziosa di quanto non abbiamo mai visto ma che ora grazie ad essi, conosciamo. Vi è, godibile in ogni immagine, l'intimismo confidenziale presente in ogni uomo, che richiama ricordi e abbandoni dimenticati, nel bene e nel male, nella luce e nell'ombra del passato. È un disegno, questo di Frassinetti, che tende a risolversi in sintesi ancora più marcata dell'attuale. Basta guardare il profilo di donna qui accanto, per esserne certi. L'espressività del segno icastico, pulito eppure sobrio, lo si coglie anche altrove, in queste opere, ed è sicuro garante di maturità in rapida evoluzione.

Autodidatta, e pertanto libero da condizionamenti scolastici, Frassinetti beneficia di un dono che Benedetto Croce attribuiva a sicura e vigorosa passione; un sostantivo e due aggettivi che si assommano all'umiltà del suo operare.

Walter Boni presentazione alla mostra personale tenutasi alla Galleria Il portone a Modena dal 3 al 14 aprile 1993:

Riappare nelle opere di Frassinetti l'intento - e in questo non è solo - di stabilire con la realtà naturale un rapporto autentico senza troppe mediazioni intellettualistiche. I suoi disegni costituiscono perciò, in modo del tutto spontaneo, un tentativo di recupero dell'oggetto "perduto" da tanta sperimentazione contemporanea. Rivolgendo di nuovo lo sguardo al mondo, ai suoi ambienti naturali, agli oggetti e alle figure umane, egli tende a riappropriarsi di tutto ciò con la gioia della scoperta, che diviene, per il fruitore stanco di letture difficili, riscoperta.

Le forme ben definite e l'armoniosa scansione degli spazi non gli impediscono di sentire - e farci sentire - momenti di poesia nei felici chiaroscuri degli oggetti amati, nella suggestione delle diverse luci del giorno e nel dissolversi, a volte, delle cose in una sorta di diffusa luminosità ai limiti della perdita del segno. I pazienti mezzi di questa arte sono costituiti dalla punta della matita e da quella del pastello: ben lontano dunque non solo i contenuti, ma anche gli strumenti, da certe esauste avanguardie.